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"Bonus Baby sitter" quando la comunicazione è più veloce del provvedimento

 


È capitato a tutti andando al supermercato con un figlio o un nipotino: si arriva davanti allo scaffale delle merendine, se ne sceglie una e il bimbo non riesce a resistere fino alla cassa, la fame è improvvisamente insopportabile. Così per evitare urla e strepiti si apre la confezione a metà supermercato, la merendina viene divorata, e si va alla cassa con l’involucro. La commessa passerà quello.
La fame di merendine è tanta anche per l’amministrazione comunale di Vallarsa che non ha atteso “di arrivare alla cassa”, o meglio di formalizzare una decisione mediante l’adozione di una delibera, per comunicarlo alla popolazione e alla stampa. 
È arrivata infatti ieri via WhatsApp agli iscritti di “Vallarsa in Forma” la comunicazione relativa ad un contributo orario da parte del comune per chi assume una baby sitter pescando dal neocostituito albo comunale. Un contributo, si legge, valido fino al 6 aprile e fino ad esaurimento del budget complessivo di 3.000 euro. 
L’idea in sé è anche lodevole, un aiuto alle famiglie in questo momento è necessario e anche se analoga identica iniziativa è sostenuta dalla Provincia (link) concordiamo che un albo comunale possa essere utile e che un aiuto economico alle famiglie sia una possibilità concreta. 
Tuttavia rileviamo che al momento dell’annuncio del servizio non è pubblicata alcuna delibera che disciplini né l’albo delle baby sitter né il contributo familiare. Eppure il messaggio (ripreso dalla stampa locale) parla di 3.000 euro di fondi a disposizione – anche se il bilancio non è ancora approvato.
Tralasciamo il fatto che senza la pubblicazione della delibera il provvedimento non è efficace. Crediamo sarebbe interessante, per noi consiglieri ma anche per chi vuole aderire al servizio, conoscere i termini di questo contributo: sono fondi destinati secondo un ordine di arrivo? C’è un tetto orario? Si valuta il reddito della famiglia, il lavoro o le possibilità? È cumulabile con altri contributi? 
Volendo fare le cose come van fatte, all’avviso che sondava la disponibilità ad iscriversi all’albo baby sitter doveva seguire una delibera di costituzione dello stesso ed individuazione del servizio/ufficio comunale dedicato. Prima di mandare il messaggio parlando di contributo orario andava pubblicata una delibera con impegno della spesa e disciplinare del funzionamento del contributo, dato che si tratta di soldi pubblici. Se poi si voleva andare oltre la sufficienza sarebbe stato auspicabile che un intervento di questo tipo fosse discusso prima nella Consulta per l’infanzia che da regolamento ha proprio lo scopo di mettere assieme amministrazione e famiglie nel definire le politiche familiari, e anziché un disciplinare sarebbe stato meglio approvare un regolamento in Consiglio Comunale, definendo nei dettagli i termini del contributo. Saremmo stati ben felici di dare anche il nostro contributo. Ma non è accaduto. 
Non è la prima volta che la frenesia di comunicare anticipa i provvedimenti con la nuova amministrazione. A novembre “Vallarsa In Forma” ha comunicato l’attivazione al pubblico in Comune del servizio di visure a pagamento mediante “OpenKat”. Alcuni utenti si sono rivolti agli uffici nei giorni successivi alla comunicazione e i dipendenti non erano informati di come sarebbe funzionato questo servizio. La delibera di formale adesione alla convenzione Openkat infatti è arrivata solo a fine gennaio.
Non mettiamo in dubbio che si tratti di servizi utili e importanti per la Vallarsa, ma ci sono delle regole da rispettare e ci piacerebbe fossero tenute in considerazione. Se al supermercato capita di arrivare con la carta della merendina alla cassa per una volta, la commessa sorride. Se succede ogni volta che si fa la spesa e alla merendina si aggiungono il succo, la frutta e le caramelle distribuite agli altri bambini, la commessa inizierà a farlo presente e a guardarvi con sospetto. 


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